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"Sicuramente anche in ambito ebraico, soprattutto nel cosiddetto ebraismo assimilato, emerge il desiderio di mostrarsi al mondo; sfoggiando le proprie collezioni, costituite soprattutto da oggetti d'uso sinagogale o di ritualità familiare, gli ebrei si sentono membri attivi e emancipati della società. Corone in argento, pinnacoli, libri e paramenti acquistano così la caratteristica di manufatto artistico, che trova la propria collocazione in spazi ben organizzati, con finalità anche didattiche. [...] I musei ebraici italiani, fatta eccezione per il museo di Livorno, appartengono invece a quel processo di ricostruzione e di volontà di testimonianza, che si configura all'interno delle Comunità ebraiche nell'immediato dopoguerra. Nel 1954 nasce a Venezia il museo ebraico, seguito negli anni Sessanta da Roma e successivamente da altre città."